“E’ difficile entrare nello spirito del Triduo Pasquale perchè così diverso dal solito: oggi è la vostra casa che diventa il luogo dove si celebra questa cena speciale, che richiama l’inizio dell’Eucaristia”. Così, con queste parole del parroco don Antonio Brugnara, sono iniziati i riti della Settimana Santa a Pergine. Un Triduo inedito, in un clima surreale, in una chiesa dove si celebra a porte chiuse.
Riportiamo qui alcuni stralci dell’omelia:
Oggi si celebra il dono di Gesù che ci ha lasciato, il pane e il vino. Ma si celebra anche il dono del sacerdozio, che rende presente fra i fratelli il dono della Nuova Alleanza. Su questa mensa oggi si uniscono anche le famiglie, su questa mensa salutiamo i nostri cari, a questa mensa si preparano i bambini della prima comunione, da questa mensa i ministri dell’eucaristia sono partiti per portare la comunione alle persone ammalate. E’ grande il mistero che si rende presente in mezzo a noi. Per come possiamo dunque accostiamoci al mistero di questa santa mensa.
Ad occhi profani, il tradimento a Gesù potrebbe sembrare il compimento vittorioso della trama dei suoi nemici. Ormai l’avevano incastrato. Una trama opera del principe delle tenebre. Satana arriva a compiere il suo progetto: separare gli uomini dall’amore di Dio, mostrare a Dio che gli uomini non sono amabili, sono troppo fragili, indegni di un amore così grande. Gesù invece vuole che i suoi discepoli comprendano il modo diverso in cui egli vive quell’ora. E’ questa l’ora di Gesù, è venuta la sua ora. Gesù celebra con i suoi discepoli e nei segni mostra tutto quello che avverrà. Quel pane diventa il corpo di Gesù, quel sangue è segno del sangue concreto che Gesù darà per la vita. Questo è il grande dono che ricordiamo stasera, è la chiave di lettura della storia della salvezza. Niente ci può separare dall’amore di Dio, che è più grande di qualsiasi cosa. Ma con l’invito a lavare i piedi Gesù mostra che l’eucarestia è strettamente legata alla fraternità e alla solidarietà. Nella lavanda dei piedi Gesù mostra che è anche fratello che sa inginocchiarsi e lavarci i piedi, il luogo dove noi siamo più sporchi. In questi giorni, vediamo che questo gesto lo stanno vivendo quotidianamente molti operatori che sono al servizio della sanità: stanno lavando i nostri cari ammalati, li stanno curando, anche se per alcuni questo gesto è difficile e pericoloso. Non dimentichiamo questo gesto. Questa messa domestica, vissuta quotidianamente nelle nostre case nelle attenzioni dei genitori nei confronti dei figli, non va saltata. Viviamo la messa domestica, non lasciamola allo streaming. Con tutte le difficoltà viviamo questa messa domestica per lavarci i piedi gli uni gli altri. Se vogliamo che dopo il coronavirus le nostre chiese non diventino soltanto spazi artistici da visitare in piccoli gruppi, teniamo alta la celebrazione del servizio reciproco dove tutti siamo sacerdoti e tutti siamo fedeli. In quel gesto siamo uniti spiritualmente al Signore Gesù.