Da giovedì riaprono le chiese in Diocesi: ancora vietate le celebrazioni

Con giovedì 30 aprile le chiese nella Diocesi di Trento potranno tornare ad essere aperte ai fedeli, dopo la chiusura imposta il 18 marzo scorso per la diffusione massiccia, ai tempi, di contagi da coronavirus. Oggi invece, con l’allentamento della diffusione del Covid-19 e in vista della “Fase 2”, la Diocesi di Trento dispone che gli edifici di culto possano riaprire dunque dopo ben 43 giorni.

L’apertura tuttavia non concede che si possano svolgere celebrazioni di alcun genere, ancora vietate secondo le passate disposizioni dell’Arcidiocesi e di quelle governative.

Per accedere alle chiese di dovranno inoltre osservare le seguenti rigide disposizioni, non facilmente applicabili ovunque:

  1. I fedeli accedano esclusivamente alla chiesa più vicina al luogo di abitazione oppure a quella situata lungo il percorso consentito a ciascun fedele.

  2. L’accesso alla chiesa è possibile alle seguenti condizioni:

    – evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi;

    – rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro;

    – indossare la mascherina;

    – igienizzare le mani all’entrata e all’uscita dalla chiesa.

  3. Di conseguenza ci si assicuri di:

    – fornire ai fedeli la corretta informazione con appositi cartelli;

    – mettere a disposizione all’ingresso della chiesa un flacone di igienizzante per le mani;

    – garantire la presenza –durante gli orari di apertura della chiesa– di una persona che verifichi il rispetto delle prescrizioni di cui al numero 2.

  4. Nell’affidare lo svolgimento del servizio di apertura e di chiusura della chiesa e di presenza durante l’orario di apertura, si presti particolare attenzione all’età e alle condizioni di salute dei volontari.

  5. Resta in vigore il divieto di qualsiasi forma di preghiera comunitaria e di qualsiasi convocazione dei fedeli.

  6. Si assicuri l’igienizzazione frequente delle superfici esposte al contatto delle persone (maniglie, corrimani, ecc.).

  7. Le acquasantiere rimangano vuote.


“La riapertura delle chiese che abbiamo concordato con le autorità provinciali e sanitarie -illustra il vescovo Lauro in un breve videomessaggio– rientra anche per noi in quella “Fase 2” che in questi giorni è la protagonista dei dibattiti e delle discussioni in corso a tutti i livelli. L’auspicio è che questo rientrare nelle chiese sia l’occasione per ripensare un nuovo modo di vivere il Vangelo, un nuovo modo di abitare il nostro tempo. Anche nelle ore più oscure il Signore passa, è passato tanto in questi giorni e ci sta mostrando nuovi scenari e nuove opportunità. Evitiamo di finire in sterili polemiche e contrapposizioni: questa è l’ora per inventare, insieme, il nuovo”.