Concluso il Sinodo sui Giovani. Il Papa: “La chiesa non va sporcata”

“Un tempo di consolazione e di speranza”. E’ con queste parole che Papa Francesco ha definito l’esperienza dei 26 giorni di Sinodo dedicato ai giovani e appena concluso.
È l’episodio dei discepoli di Emmaus, narrato dall’evangelista Luca, il filo conduttore del Documento finale del Sinodo dei giovani. Letto in Aula a voci alterne dal Relatore generale, Card. Sérgio da Rocha, dai Segretari speciali, padre Giacomo Costa e don Rossano Sala, insieme a Mons. Bruno Forte, membro della Commissione per la Redazione del testo, il Documento è complementare all’Instrumentum laboris del Sinodo, del quale riprende la suddivisione in tre parti. Accolto da un applauso, il testo – ha detto il Card. da Rocha – è “il risultato di un vero e proprio lavoro di squadra” dei Padri Sinodali, insieme agli altri partecipanti al Sinodo e “in modo particolare ai giovani”. Il Documento raccoglie, quindi, i 364 modi, ovvero emendamenti, presentati. “La maggior parte di essi – ha aggiunto il Relatore generale – sono stati precisi e costruttivi”.
Nel  suo discorso al termine del Sinodo dei vescovi sui giovani, pronunciato interamente a braccio, Francesco ha proposto  un’analisi del momento presente, e difficile, che sta vivendo la Chiesa. “La Chiesa non va sporcata. I figli sì, siamo sporchi tutti, ma la Madre no”.  “È il momento di difendere la Madre, e la Madre la si difende con la preghiera e la penitenza”, ha affermato Francesco: “Per questo ho chiesto di pregare il Rosario, la Madonna, san Michele Arcangelo”. “È un momento difficile – e parole del Papa – perché l’accusatore, tramite noi, attacca la Madre, e la mamma non la si tocca”. “Gli ultimi tre numeri sulla santità fanno vedere cos’è la Chiesa”, ha rivelato Francesco a proposito del documento finale: “La nostra Madre è santa, ma noi figli siamo peccatori. Siamo peccatori tutti”.

Poi il Papa ha esortato a “non dimenticare” l’espressione “casta meretrix”, usata dai padri della Chiesa: “La Chiesa Santa, Madre Santa, con i figli peccatori”. “È a causa dei nostri peccati che il grande accusatore sempre profitta, gira, gira”, ha denunciato Francesco citando il terzo capitolo di Giobbe: “In questo momento ci sta accusando forte e questa accusa diventa persecuzione”. E questa persecuzione, ha ammonito il Papa, “diventa anche un altro tipo di persecuzione, una ‘accusazione’ continua per sporcare la Chiesa”. Il documento finale del Sinodo dei vescovi sui giovani, che porta lo stesso titolo del terzo Sinodo convocato da Papa Francesco, dopo i due sulla famiglia – “I giovani e il discernimento vocazionale” – è stato approvato con la maggioranza qualificata dei due terzi in ognuno dei 167 punti. I padri presenti in Aula, aventi diritto al voto, erano 248, e la maggioranza qualificata ammontava a 166 voti. Il testo, 60 pagine, in continuità con l’Instrumentum laboris, ha come icona di riferimento l’episodio dei discepoli di Emmaus, ed è distinto in tre parti scandite da questo episodio.

La prima parte è intitolata “Camminava con loro” (Lc 24,15) e cerca di illuminare ciò che i Padri sinodali hanno riconosciuto del contesto in cui i giovani sono inseriti, evidenziandone i punti di forza e le sfide. La seconda parte, “Si aprirono loro gli occhi” (Lc 24,31), è interpretativa e fornisce alcune chiavi di lettura fondamentali del tema sinodale. La terza parte, intitolata “Partirono senza indugio” (Lc 24,33), raccoglie le scelte per una conversione spirituale, pastorale e missionaria. Il documento finale del Sinodo è stato consegnato questa sera nelle mani del Santo Padre, che ora deciderà cosa farne.

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Ai giovani del mondo la Lettera dei padri sinodali