A inizio mese, nel giorno in cui la Chiesa ricorda san Carlo, l’omonima chiesa di Pergine ha aperto le sue porte per una visita guidata da Maria Clara Marconato, guida per i beni ecclesiasitici dell’Arcidiocesi.
Molte le persone che hanno preso parte a questo momento e che ora, sicuramente, guarderanno alla chiesa di san Carlo, dove si celebra ogni giorno la messa feriale, con occhi diversi.
Qui di seguito un breve riassunto storico.
Documentata fin dal 1339 era allora dedicata a San Nicolò da Tolentino.
Fu la chiesa dei “Confratelli della buona morte”, chiamati anche Battuti perché praticavano l’autoflagellazione pubblica, proibita dai vescovi feltrini nel 1759. La chiesa di San Nicolò venne usata anche per la predicazione in lingua tedesca per i germanofoni di Pergine e della Valle dei Mocheni.
Nel 1615 (data sopra il portale) venne ristrutturata e dedicata a San Carlo Borromeo e da allora fu chiamata chiesa di San Carlo.
Nel 1938, all’esterno sulla parte ovest, furono collocate undici lapidi di varia provenienza. Durante i restauri del 1981, nella parte della chiesa dietro l’altare, sono venuti alla luce degli affreschi dell’inizio del Quattrocento realizzati da un pittore boemo: sono probabilmente i più antichi esistenti nel perginese.