Una fede che ritrova anzitutto la gioia del sorriso e testimonia il Vangelo vissuto con entusiasmo e passione. A dispetto di una giornata decisamente uggiosa, con pioggia e nebbia che tolgono la vista delle Pale di San Martino, in oltre duecento animano l’Assemblea pastorale della Zona della Valsugana (con Folgaria-Lavarone e Primiero) nella mattinata di sabato 19 ottobre, all’Auditorium intercomunale di Fiera di Primiero. E alla domanda “quale comunità cristiana immagino?”, discussa nei territori della Zona in fase preparatoria dell’Assemblea, restituiscono, per prima, proprio la provocazione dell’essere comunità gioiosa. Nonostante tutto: il drastico calo dei preti, ma anche dei praticanti, con l’età che avanza inesorabile come dimostrano i capelli bianchi che prevalgono in sala. Ma con il valore aggiunto di cristiani “per scelta più che per tradizione”, capaci di raccogliere antiche e nuove sfide: la riscoperta della fede in famiglia, coinvolgendo piccoli e giovani attorno alla Parola di Dio, una comunità orante con tempi e spazi comunitari per la preghiera; accogliente, attenta alle necessità, che si prende cura del diverso, dell’ammalato, del lontano, delle povertà nascoste; aperta all’ascolto, al dialogo e al confronto; solidale e misericordiosa, che non giudica. Una Chiesa – dicono ancora i gruppi di laici, introdotti dalla conduttrice della mattinata Elisa Faoro – “resiliente”: non teme cambiamenti, non rimpiange il passato, consapevole di essere minoranza, ma senza paura di dare testimonianza.
“Input che anche qui, come nelle Assemblee di Dro e Moena, mi portano a ringraziare Dio” esordisce il vescovo Lauro dopo l’operazione ascolto (conclusa da Paolo Delama con la proposta formativa per animatori liturgici).
“Il Signore – ci sta mostrando la strada e ci stiamo arrivando senza programmazione a tavolino”. “Ci avete riportato un’idea di comunità bella e nuova. Che ha in Gesù Cristo e nel Vangelo il suo centro di coagulo. Se questa domanda l’avessimo fatta cinque anni fa non avremmo avuto questa risposta evangelico-esistenziale ma dal punto di vista organizzativo.” Don Lauro alza con passione il tono: “Questo è il vero focus: vogliamo una Chiesa fraternità! Chiesa luna, chiamata a declinarsi in chiave di relazioni. Una Chiesa che torna a Gesù per capire come stare dentro la storia. E questo ora, dal vostro racconto, – dice osservando la platea attenta – deve diventare anche il percepito delle persone. Una Chiesa discepola, più che maestra”.
Una seconda luce, evidenziata dal vescovo ascoltando il lavoro dei gruppi: il riferimento alla Parola di Dio: “Dobbiamo generare gente che legge ogni giorno la Parola di Dio e prova a viverla. Gli organigrammi strutturali devono stare sotto la Parola, dobbiamo infuocarci per la passione della Parola”.
L’arcivescovo riconosce all’Assemblea di aver presentato le sfide non come problema ma “come opportunità: questo è metodo evangelico!”. Quanto alla domanda “che prete vorresti?”, le comunità rispondono auspicando uomini di Dio capaci di abitare la strada e di porsi in ascolto. Don Lauro commenta: “Servono non solo preti di strada, come auspicato nei gruppi, ma una Chiesa in strada, cioè che si porta lì dove oggi avviene la vita, viene elaborata la domanda di senso. Facciamoci trovare lì. Grazie per questa agenda allargata. E per aver rimesso al centro la preghiera, insieme a celebrazioni vive: sia questo il criterio, non l’orario delle messe. Siamo qui ad avviare un processo (Evangelii Gaudium). Non avete fatto accuse, rivendicato qualcosa, ma espresso desideri, attese, speranze e voglia di camminare. Consapevoli che il binomio laici-preti è ormai superato. Siamo tutti uguali davanti alla domanda: “Io credo?”
Conclusione con il pranzo comunitario, in clima di festa, all’oratorio di Fiera, preparato per l’occasione dal locale gruppo dei Nuvola.