“Stasera vorrei avvenisse per tutta la Diocesi, per tutti quelli che stanno pregando con noi, un ritorno a quel seducente incontro che ci ha portati ad intraprendere i nostri viaggi vocazionali e sentire l’ebbrezza di quel momento per custodirlo dentro di noi”. L’arcivescovo Lauro ha scelto la chiesa parrocchiale di Borgo Valsugana (anche in diretta streaming audio) per la prima tappa, nella serata di giovedì 1° ottobre, del percorso “Con gli occhi di Dio“. Una grande preghiera vocazionale su tutto il territorio diocesano, con particolare attenzione alle vocazioni di speciale consacrazione, ma senza escludere la comune chiamata battesimale. A Borgo ne è prova il testo della veglia (preparato dalla comunità delle clarisse e condiviso dai gruppi parrocchiali), in cui spiccano i richiami di alcuni testimoni – santa Paolina, il beato Borzaga, santa Chiara d’Assisi – introdotti da Papa Francesco con parole che don Lauro definisce “un invito a tornare all’origine, all’estasi che ha generato le nostre chiamate vocazionali. Tutte, comprese quella matrimoniale“.
C’è però un passaggio “obbligato” secondo l’Arcivescovo: la preghiera. “Non è possibile avere vocazioni senza la preghiera ma le nostre comunità faticano sul terreno della preghiera”, che è la “grande assente, indaffarati come Marta nel tenere in piedi l’armamentario delle nostre comunità”, lasciando la preghiera come “ultima delle nostre occupazioni”
Don Lauro – accanto al parroco di Borgo don Roberto Ghetta e ai preti che operano in Valsugana Orientale – prova a ridefinire la preghiera, oltre i luoghi comuni: “Pregare non è andare a rubare il fuoco agli dei, non è una necessità di Dio, ma un bisogno dell’uomo”. E’ l”‘incontro con il roveto ardente che non si consuma: Gesù di Nazareth. Dentro il quale fai l’esperienza di sentirti amato, abbracciato, custodito”. Per questo nella preghiera “senti che la vita tua e quella dei tuoi fratelli non è caos, ma disegno mirabile tessuto da un Dio, disegno di tenerezza e bellezza”. “Chiediamo perdono – incalza monsignor Tisi – per tutte le volte in cui la nostra preghiera non è stata incontro con il roveto ardente, ma frasi fatte, parole biascicate”. L’identikit della preghiera nella visione dell’Arcivescovo di Trento si estende ancora: “Non è mai atto individuale, ma proprio perché è l’incontro con quel Dio del roveto, che ti dice ‘avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere’, allora la preghiera è esperienza di comunione, Anche con il creato, anche con l’intera realtà. L’uomo che prega diventa solidale con tutti, non è più nemico di nessuno, tutti sono partner del cammino”.
Tisi ricorda la recente tragica morte del prete comasco don Andrea Malgesini, ucciso mentre serviva i poveri. “Ogni mattino due ore di preghiera prima del servizio a migranti; mai nessuna intervista, non era sui Facebook”. “Il vescovo di Como – confida don Lauro – mi ha detto: è morto un santo, questo prete mi ha riempito la cattedrale e la piazza di giovani”. “Noi – conclude l’Arcivescovo – dobbiamo invocare testimoni vocazionali, uomini innamorati dell’incontro con Gesù. Non mestieranti e funzionari ma uomini bruciati dal rovereto ardente: così rinnoveremo la nostra Chiesa”.
“Con gli occhi di Dio” ritorna il 5 novembre, primo giovedì del mese. Tutte le parrocchie sono invitate a riunirsi per pregare. L’Arcivescovo guiderà la veglia nella chiesa parrocchiale di Denno, anche in diretta streaming audio sui portali diocesani. FOTO: Lop