“È bello che il nostro Dio non si sia vergognato di lavorare: il Vangelo lo chiama il figlio del falegname, ma sappiamo che Gesù stesso era un falegname. L’uomo con il lavoro può trasformare il mondo, renderlo un giardino: ma il lavoro deve essere portato avanti in condizioni tali perché sia un lavoro davvero umano. È importante oggi, anche come Chiesa, attivarsi perché chi lavora possa farlo in condizioni umane, senza sfruttamento, perché ci sia più attenzione al mondo del lavoro”.
Così l’arcivescovo Lauro ha introdotto la sua omelia oggi, lunedì 1 maggio festa di San Giuseppe lavoratore e festa del lavoro, celebrando la messa a Pergine (celebrazione che coincideva anche con la festa di fine catechesi per la terza città del Trentino).
“Grazie ai lavoratori e alle lavoratrici -ha poi aggiunto l’arcivescovo- che in mille modi attivano i vari servizi che ci consentono di vivere in maniera serena. Preghiamo per quanti hanno un lavoro precario, per i giovani che hanno davanti un futuro a volte minaccioso, nel quale rischiano di trovarsi in lavori precari. Preghiamo perché possiamo sentire che il lavoro è questione decisiva per la qualità della vita: un uomo è nel lavoro che trova senso e orizzonti di serenità per la vita; quando il lavoro manca, manca tutto. Ricordiamo anche i tanti uomini e donne che nel Terzo Mondo lavorano nelle varie multinazionali in condizioni di sfruttamento: tanti prodotti che abbiamo fra le mani sono fatti da persone sfruttate sul lavoro”.
“Il volto delle persone e le relazioni -ha concluso l’arcivescovo- devono tornare al centro: se non ripartiamo da qui non abbiamo futuro. È arrivato il momento che ogni giorno, quando chiudiamo gli occhi, pensiamo a tanti volti anonimi che ogni giorno lavorano per noi: penso ai servizi della sanità, alla scuola, nelle imprese, i tanti lavori dove c’è ancora fatica umana messa a disposizione della società. Che ogni giorno sia il primo maggio. La presenza dei bambini di catechesi a questa celebrazione sia provocazione a pensare ad un futuro migliore, di serenità”.