“Venite costituiti come tessitori di misericordia. E allora con la vostra vita andate e raccontate, per dirla con un’immagine di San Luigi, che la bontà di Dio è mare senza fondo, perdono inesauribile, continua ripartenza, che si può sempre cominciare di nuovo”. L’arcivescovo Lauro si rivolge così ad Antonio Caproni, 58 anni di Mori ed Ettore Barion, 50 anni, di Torbole, sposati e padri di famiglie accoglienti (VEDI ARTICOLO) e dal pomeriggio di sabato 24 giugno nuovi diaconi permanenti della Chiesa di Trento, il cui numero sale complessivamente a trenta. Sono stati proprio i loro compagni diaconi i primi ad abbracciarli, mentre a cingere i due neo ordinati delle vesti liturgiche (in particolare la dalmatica che contraddistingue il ministero diaconale) avevano pensato le loro mogli e i loro figli.
Nell’omelia, don Lauro riprende le parole di Isaia (“Il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome”) utilizzate dalla liturgia per delineare la missione del Battista. “Oggi – sottolinea l’Arcivescovo – sono destinate a dare coraggio e fiducia ad Antonio ed Ettore. Ma c’è di più: rileggendo la vostra biografia familiare, constatiamo che le parole di Isaia si sono pienamente realizzate anche nella vita vostra e delle vostre spose Sonia ed Eithne, decisive per la maturazione della scelta diaconale”.
“Nella crisi, non perdete mai la speranza”
“Non sarete immuni, come il Battista – aggiunge monsignor Tisi – da momenti di crisi. Vi verranno dubbi sulla forza del Vangelo e vi chiederete ‘Ma sei tu il Cristo?’. La via della misericordia è quella che non spegne il lucignolo fumigante, non spezza la canna incrinata, dà sempre speranza. È la via della forza incantevole di chi, quando vede un uomo e una donna, ha sempre fiducia e non dice mai basta. Arrivare a questo, praticare la via della misericordia è spesso molto dura. Ma quando vi sembrerà di non avere le forze, non perdete la speranza. Quella sarà invece l’ora per dire, come il Battista: ‘io non sono, c’è un Altro a cui mi sono affidato e al quale affido la partita della mia vita’.
“Chiesa trentina, guarda queste storie di salvezza e prendi di nuovo il largo”
Dalla vicenda personale e familiare di Antonio ed Ettore e dello loro famiglie dal cuore allargato, così come dalla loro “sorprendente ed esemplare amicizia” (fatta “risuonare” anche nell’armonia dei cori delle loro parrocchie di Rovereto San Marco e Torbole riuniti in Duomo per animare la Messa), sale, secondo don Lauro un appello alla Chiesa trentina. Appello che l’Arcivescovo traduce con tono vibrante: “Cara Chiesa diocesana, spesso – come Zaccaria – ti ritrovi muta, schiava del già visto e del già fatto, incapace di accogliere la novità. Apri gli occhi oggi, guarda questi volti, questi diaconi, le loro spose, i loro figli. Guarda queste storie di salvezza e prendi di nuovo il largo. Perché temi quando hai al tuo interno figli che vivono il Vangelo in questo modo? Torna ad essere quella che devi essere, come questi due diaconi, irriducibile testimone della misericordia e di Dio che è speranza fino alla fine, non dice mai basta, ma trova sempre e ovunque un punto da cui ripartire”.
L’appello del vescovo per la pace: “nuovi venti di guerra non portino a tragedie ancora più grandi”
Al momento del Padre Nostro, l’Arcivescovo non ha mancato di fare riferimento all’ulteriore escalation nel conflitto nell’est Europa, con la reale minaccia di una guerra civile in Russia: “Vogliamo alzare intensamente la preghiera per la pace perché – ha detto don Lauro – i nuovi venti di guerra che stanno aumentando non portino a tragedie ancora più grandi“.
FOTO GIANNI ZOTTA