“Come Maria affrettati a dire il tuo Sì, scoprirai con gioia che consegnarti a Cristo non ha nulla di etereo, al contrario, ti ritroverai con Lui inginocchiato a lavare i piedi di tanti fratelli e sorelle, affaticati dalla vita. Sentirai l’ebbrezza dell’Amore del Padre, imparerai la bellezza di relazioni dove l’obiettivo è far esistere e lasciar esistere, gioire per il bene dell’altro, e addirittura gustare la bellezza del suo essere diverso da me”.
È il mandato dell’arcivescovo Lauro ad Alberto Bolognani, il ventiseienne di Cavedine ordinato diacono nel pomeriggio dell’Immacolata nella basilica di Santa Maria Maggiore a Trento.
Nell’omelia, don Lauro esordisce sottolineando come “la paura è l’indiscussa protagonista di quest’ora della storia dell’umanità” insieme alla “sistematica ricerca di un capro espiatorio su cui riversare frustrazione e rabbia, per nascondere l’angoscia che ci abita”. La risposta, secondo l’Arcivescovo è offerta dal Vangelo stesso della solennità dell’Immacolata, l’Annuncio dell’angelo a Maria: “Concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”. “Meraviglioso e instancabile Dio, senza nessun imbarazzo – commenta Tisi -, ti fai carne e vita non solo nella bella umanità della donna di Nazareth, ma anche nella meno nobile umanità della tua Chiesa capace, incredibilmente, di dare volto e carne al tuo Figlio”.
“Sotto il cielo di Gaza e di Israele, nelle corsie dei nostri ospedali, nelle strade in salita dei giovani, nella fragilità delle nostre famiglie, continua – è la certezza di don Lauro – a venire alla luce il Bambino di Betlemme, mentre i signori della storia provvedono ai loro censimenti e i vari Erode tentano di sopprimere la vita. Non è, questa, evasione sentimentale: ha i lineamenti concreti di tanti uomini e donne impegnati ad asciugare lacrime, ascoltare parole segnate dall’angoscia e dalla disperazione, come pure la bellezza di padri e madri impegnati ad avviare alla gioia di vivere i propri figli, la generosità di tanti giovani capaci di porre con disinvoltura ed entusiasmo segni di prossimità”.
Foto Zotta