Echi dall’assemblea sinodale della zona pastorale

I giovani hanno bisogno di “celebrazioni che parlino davvero alla loro vita” e che siano una “testimonianza di gioia”. Si avverte anche la necessità di colmare il “distacco tra fede e realtà” che ha portato alcuni ad allontanarsi dalla Chiesa. Sono solo alcuni degli spunti emersi nell’Assemblea sinodale che, sabato 3 dicembre, ha coinvolto la Zona Pastorale Valsugana e Primiero al teatro dell’oratorio monsignor Caproni di Levico Terme. “Un altro punto emerso dai lavori di gruppo è che scambi come questo ‘ci consolano e ci supportano’”, ha detto don Celestino Riz, coordinatore, assieme a Claudia Giordano, dell’equipe sinodale, citando quanto emerso dai gruppi e poi ripreso anche nel pomeriggio in un’analoga Assemblea riunita a Roncegno Terme.

“Il mio augurio è che lo stile sinodale diventi lo stile proprio della Chiesa, non soltanto in momenti ben definiti, ma sempre”, ha affermato Antonio Miotello, responsabile, assieme a Sergio Oss, del Cammino sinodale per la Zona Pastorale Valsugana e Primiero. “Un grazie – ha aggiunto – a don Antonio Brugnara, che non perde occasione per portare lo stile sinodale nella vita di questa comunità. E un ringraziamento anche a don Matteo Moranduzzo, il prete più giovane della Diocesi, con cui stiamo costruendo un cantiere che riguarda i giovani”.

L’arcivescovo di Trento Lauro Tisi si è detto particolarmente emozionato di essere a Levico. “Sono stato qui due anni, questo è il mio paradiso”, ha detto monsignor Tisi, che tra il 1987 e il 1988 è stato vicario parrocchiale a Levico. “Qui ci sono le radici del mio sacerdozio, e nelle ore più buie torno sempre a quest’esperienza. Voglio ricordare anche che, quando sono arrivato qui, nel 1987, questo teatro era pieno dei vestiti dei polacchi. Quando vengo qui capisco cos’è la Chiesa. È illuogo dove, se tutto funziona, ti senti a casa e fai esperienza di essere amato”.

Prima dei gruppi di lavoro , sono stati presentati i tre cantieri del Cammino sinodale per la Diocesi di Trento: giovani, donne e fragilità. “I giovani sostengono che abbiamo una Chiesa che ha paura del mondo – ha commentato Miotello parlando del primo cantiere -, sono infastiditi dal rapporto della Chiesa con denaro e sfarzo e, soprattutto, chiedono dei testimoni credibili”. In merito a questo punto, l’ Arcivescovo di Trento ha annunciato che “da adesso a giugno parte un’operazione di ascolto che ha come obiettivo quello di domandare ai giovani cosa chiedono alla Chiesa”. Monsignor Lauro Tisi ha citato la mail ricevuta da una ragazza ventiduenne dopo un incontro
di Passi di Vangelo, una proposta di riflessione sul Nuovo Testamento che si rivolge ai giovani dai 18 anni in su. “Questa ragazza – ha raccontato l’Arcivescovo – mi ha scritto una mail lunghissima dicendo che sta pensando di allontanarsi dalla vita ecclesialeperché le pesa, ma che non vorrebbe perdere tre cose: la Parola, il perdono e l’Eucarestia. Questa ragazza ha solo 22 anni, e ha citato involontariamente ciò che diceva don Lorenzo Milani: ‘Chi altrimenti potrebbe perdonare i miei peccati?’”.

Sul capitolo donne, molto ampio, è stata Claudia Giordano a portare una riflessione emersa dalla sintesi. “La Chiesa istituzione – ha detto – ha ancora dei forti tratti maschilisti e non è capace di valorizzare appieno la sensibilità e il genio femminile. La Chiesa in senso gerarchico tante volte provoca sofferenza. Alle donne non dovrebbe essere riservato solo un ruolo di servizio, ma un ruolo più decisionale e paritario, nel rispetto dei carismi e dei talenti di ciascuno e di ciascuna”.

Non è emerso con forza, nei primi momenti della fase di ascolto, il tema del terzo cantiere sinodale, quello delle fragilità sociali e in particolare dei poveri. “L’abbiamo segnalato come elemento carente, ma è un elemento importante per la Chiesa”, ha affermato l’arcivescovo Tisi.

“Nel tempo di Quaresima – ha aggiunto in conclusione don Mattia Vanzo, nuovo delegato vescovile per l’area Annuncio e Catechesi – proporremo ai consigli e ai comitati pastorali di individuare e riflettere su quelle che sono le nostre ‘infedeltà’ nell’ambito dei tre cantieri sinodali, le cose per cui dobbiamo chiedere perdono, e infine di giurare la nostra fedeltà per arrivare a celebrare, a fine della Quaresima, un miserere di comunità”.

Marianna Malpaga
da Vita Trentina, 8 dicembre 2022