“A casa loro come stanno?”, la versione dei medici volontari del CUAMM

“A casa loro come stanno?”: a questa domanda, che volutamente riprende alcuni slogan in uso attualmente, hanno tre medici volontari del Cuamm, Fabio Battisti, Carmelo Fanelli e Paolo Rama, ospiti a Canale per una serata divulgativa sulle reali situazioni del continente africano, in particolare di Angola (stretto dalla morsa di siccità, malnutrizione e precaria salute materno-infantile) e Mozambico (che si sta ancora leccando le ferite dopo il passaggio del devastante ciclone Idai, dello scorso marzo). Dati e foto alla mano, le realtà con le quali si trovano a lavorare questi volontari a fatica possono essere considerate civili nel ventunesimo secolo, ma ciononostante le popolazioni locali si mostrano sempre positive e vogliose. Nota stonata nella grande opera di aiuto è la totale incertezza con la quale devono fare i conti le associazioni, in quanto la Provincia di Trento, com’è noto, taglia i fondi per la cooperazione internazionale, mettendo a concreto rischio quindi progetti e posti di lavoro (il CAM, Consorzio Associazioni con il Mozambico, potrebbe dover licenziare una decina di collaboratori).

Fanelli e Battisti operano nell’ospedale di Chiulo, che si trova nella provincia del Cunene, la più meridionale delle 18 province angolane. Medici con l’Africa Cuamm è lì presente dal 2000, su richiesta della Diocesi di Ondjiva, proprietaria della struttura. “Il municipio di Chiulo -ha detto Battisti- ha 250 mila abitanti e solo due ospedali. I parti all’anno sono più di 1.400”. Come spiegato anche da Fanelli, la difficoltà sta anche nel reperire nuovi medici in Angola, e per questo il Cuamm si sta affiancando ad alcuni laureati angolani per fare da tutor. “In Angola -ha proseguito Fanelli- il tasso di malnutrizione acuta o severa è dell’8,2%, 1 bimbo su 3 sotto i cinque anni è malnutrito. In un circolo vizioso, si devono affrontare il problema della siccità, della mancanza di energia, della malnutrizione e della salute materno-infantile”.

 

Rama opera invece a Beira, cittadina del Mozambico devastata dal ciclone di marzo. Un Paese giovane, con 17 anni di età media e un’aspettativa di vita di soli 53 anni, un tasso del 16% di malnutrizione infantile, la mortalità sotto i cinque anni di 65 bimbi su 1.000 e mortalità materna di 490 donne su 100.000. Dopo il ciclone è scoppiato anche il colera, ma grazie all’opera di Cuamm e Cam, in breve tempo e grazie alla voglia di reagire dei locali la ricostruzione è già a buon punto.

Quello che tuttavia si è capito dalle testimonianze dirette di chi lavora in queste terre, è che “a casa loro” non se la passano poi tanto bene.