“Tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te”: il quarto momento della preghiera Quaresimale

Disponibile, per la preghiera personale o familiare, il sussidio del quarto momento di preghiera quaresimale: DOWNLOAD A QUESTO LINK.

Siamo ormai arrivati al quarto appuntamento di riflessione, radunati “assieme” non nel tempio di pietra, ma in quello “spazio santo” delle nostre famiglie e del nostro cuore.
All’inizio della Quaresima, il mercoledì delle ceneri, il Vangelo ci riportava queste parole di Gesù:
“Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.(Mt 6,6).
In questi tempi, in cui la gran maggior parte di noi è costretta a stare in casa, possiamo comprendere molto di più queste parole di Gesù. Capiamo bene tutti che esse non ci invitano ad isolarci ancora di più dagli altri, ma ad entrare nel cuore, nelle profondità più recondite del nostro intimo. “Adoreranno il Padre in spirito e verità” (Gv.4,23).
Per assurdo è proprio nel segreto più profondo del nostro cuore che nasce il desiderio e la possibilità di vivere in comunione con gli altri. Se dal nostro intimo non nasce questa ricerca, neppure il passeggiare nelle strade più affollate, quando le nostre città potevano vivere la vita comune, o il partecipare ad un mega concerto, ci farà percepire il dono della comunione.
Provate a pensare da dove nasce il desiderio di fare famiglia, di “mettere su casa”. Proprio dal profondo di noi stessi. La disponibilità a “cedere” all’amore che ci viene dal volto speciale che incontriamo, nasce dentro questo segreto più profondo di noi stessi.
Ecco allora oggi un altro appello che ci viene da papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica “Gaudete et Exultate”: la Comunità.
Sembra quasi una “presa in giro” oggi che alla Comunità è stata tolta la “fisicità” dell’essere uno accanto all’altro. Ma, forse, è proprio questo “digiuno” che ci fa riscoprire una realtà della fede che per troppo tempo abbiamo dato per scontato e che abbiamo finito per attribuirla più alla realtà sociologica del paese che all’essenza dell’essere cristiani.