Lo scorso aprile, quando l’emergenza sanitaria per il coronavirus era ai massimi livelli e si era in pieno lockdown, la Caritas perginese come tutte le altre attività aveva dovuto interrompere la sua attività di incontro settimanale delle persone più fragili e bisognose. Ma se il mondo si era fermato per la diffusione del Covid-19, non ha conosciuto tregua la povertà che colpiva (e colpisce) anche molte famiglie del perginese, non solo straniere ma anche e soprattutto italiane: secondo gli ultimi dati disponibili, delle oltre 150 persone seguite, la forbice fra stranieri e italiani è andata via via accorciandosi. Ora, metà delle richieste provengono da famiglie perginesi italiane, metà da famiglie sempre residenti in città o nel territorio comunale ma di nazionalità straniera.
Per questo, la Caritas a Pergine ha organizzato la “spesa sospesa”: oltre ai fondi propri, è stato chiesto l’aiuto a tutti coloro che volessero contribuire con offerte economiche, che sono poi “tradotte” in buoni spesa, affidati a quei nuclei familiari più in difficoltà secondo le valutazioni del gruppo di volontari. Le offerte sono state inizialmente raccolta solo tramite segnalazioni telefoniche degli stessi interessati, che poi direttamente si sono recati presso i punti vendita convenzionati e fare la spesa, secondo le proprie necessità (non consentiti gli acquisti di bevande alcoliche).
Ed il rendiconto per i primi due mesi estivi, quando il lockdown alle spalle non ha fatto diminuire le situazioni di emergenza sociale, sottolinea l’importanza del supporto della Caritas perginese: a giugno le famiglie assegnatarie del buono spesa sono state 105 per un totale di 3.245 euro; a luglio la situazione è pressoché identica con 99 famiglie per un totale di 2.945 euro. Per quanto riguarda invece altre spese, come ad esempio interventi di sostegno per affitti, utenze, medicinali, a giugno la Caritas ha sostenuto una spesa di 3.142,98 euro; spesa che è aumentata quasi del 50% a luglio, quando sono usciti 4.709,55 euro. Molte le difficoltà che hanno riscontrato anche persone sole: problemi legati al lavoro, che l’emergenza coronavirus ha acuito e la cui ripresa è ancora lenta.
“Le raccolte alimentari -spiega Rosalba Pilato, coordinatrice della Caritas perginese- sono sempre state generose ultimamente, ma carenti per quanto riguarda i bambini ed anche prodotti per la cura personale e della casa. Diciamo che il pacco viveri che diamo copre un bisogno minimo”. Ora, con la “spesa sospesa”, chi è nella necessità si autogestisce: “Chi ne ha diritto, dopo averne fatto richiesta o esserci stato segnalato dai Servizi Sociali della Comunità di Valle -prosegue Pilato- si gestisce il buono spesa come meglio crede per i suoi bisogni. In questo modo si fornisce un aiuto più concreto e più valido rispetto al pacco viveri. Finora, fortunatamente, abbiamo grossomodo esaudito tutte le richieste che ci sono pervenute, ma i fondi a disposizione ovviamente non sono infiniti”.
Ma se ora il Centro d’Ascolto in via Regensburger, presso la Provvidenza, ha riaperto agli incontri il martedì, dalle 9 alle 11, ciò non vuol dire che sia tutto come prima: “Il contatto con le persone ora è minimo -racconta Pilato- e nel corso dell’anno abbiamo ridotto l’aiuto nella somministrazione di vestiario fino a sospenderlo (non si accettano più infatti neanche donazioni di vestiario, ndr). Sono necessari rigidi protocolli di sicurezza dopo l’emergenza coronavirus ed il nostro magazzino si è rivelato troppo piccolo. In questo senso, abbiamo contatti con la cooperativa CS4, che gestisce anche il negozio “Pergine Crea”, per dirottare eventuali richieste, ma anche la coop ha gli stessi nostri problemi di sicurezza. Vedremo comunque di trovare una soluzione”.
Sono diminuiti anche i volontari ora, un po’ per paura ed un po’ perché l’età avanza: per questo chi volesse mettersi a disposizione sarà ben accetto.
da L’Adige, domenica 6 settembre 2020