E’ in arrivo nel mese di ottobre, in tutte le parrocchie della Diocesi, il nuovo Messale Romano (rilegato dalla Igf di Aldeno – vedi l’articolo del quotidiano Trentino di sabato 29 agosto 2020), nella sua terza edizione tipica in italiano.
Il testo, che le parrocchie potranno adottare fin da subito ma obbligatoriamente dalla prossima Pasqua (4 aprile 2021), è stato approvato “secondo le delibere dell’Episcopato e ha ricevuto – ricorda la nota della Cei – l’approvazione da Papa Francesco il 16 maggio 2019. Oltre alle variazioni e agli arricchimenti della terza edizione tipica latina, propone altri testi facoltativi di nuova composizione, maggiormente rispondenti al linguaggio e alle situazioni pastorali delle comunità e in gran parte già utilizzati a partire dalla seconda edizione in lingua italiana del 1983”.
Ecco alcuni cambiamenti:
Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle,
che ho molto peccato in pensieri, parole, opere e omissioni
per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa.
E supplico la beata sempre Vergine Maria,
gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle,
di pregare per me il Signore Dio nostro.
Nella formula che prima era detta “Signore pietà” ora si preferisce l’uso dell’affermazione in greco:
Kyrie eléison
Christe eléison
Kyrie eléison
Gloria a Dio nell’alto dei cieli
e pace in terra agli uomini amati dal Signore…
Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno,
sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano,
e rimetti a noi i nostri debiti
come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
Dall’introduzione al nuovo Messale:
La Conferenza Episcopale Italiana ritiene opportuno precisare alcune indicazioni che la normativa liturgica affida alle Conferenze Episcopali nazionali (cf. OGMR 386-399) e richiamare l’attenzione su alcuni elementi della celebrazione eucaristica.
1. Gesti e atteggiamenti durante la celebrazione eucaristica (cf. OGMR 43 e 390)
La Conferenza Episcopale Italiana fa proprio – con alcuni adattamenti – quanto indicato nell’Ordinamento Generale del Messale Romano e cioè:
- In piedi dal canto d’ingresso fino alla colletta compresa.
- Seduti durante la prima e seconda lettura e il salmo responsoriale.
- In piedi dall’acclamazione al Vangelo alla fine della proclamazione del Vangelo, o dell’acclamazione dopo il Vangelo.
- Seduti durante l’omelia e il breve silenzio che segue.
- In piedi dall’inizio della professione di fede fino alla conclusione della Preghiera universale o dei fedeli.
- Seduti alla presentazione e preparazione dei doni. Ci si alza per l’incensazione dell’assemblea.
- In piedi dall’orazione sulle offerte fino all’epiclesi sui doni (gesto dell’imposizione delle mani) esclusa.
- In ginocchio, se possibile, dall’inizio dell’epiclesi che precede il racconto dell’istituzione (gesto dell’imposizione delle mani) fino all’acclamazione Mistero della fede.
- In piedi dall’acclamazione Mistero della fede fino alla comunione dell’assemblea inclusa, dopo la quale si potrà stare in ginocchio o seduti fino all’orazione dopo la comunione.
- In piedi dall’orazione dopo la comunione sino alla fine.
- Durante l’ascolto della Passione del Signore (Domenica delle Palme e Venerdì Santo) si può rimanere seduti per una parte della lettura.
Le difficoltà dovute allo «stato di salute, la ristrettezza del luogo, o il gran numero dei presenti, o altri ragionevoli motivi» (OGM R 43) possono giustificare una deroga dalla regola generale per singoli fedeli o per il sacerdote stesso.
2. I canti e gli strumenti musicali (cf. OGMR 40-41)
I canti siano scelti secondo il criterio della pertinenza rituale, siano degni per la sicurezza dottrinale dei testi e per il loro valore musicale, adatti alle capacità dell’assemblea, del coro e degli strumentisti. E’ fondamentale che ogni intervento cantato divenga un elemento integrante e autentico dell’azione liturgica in corso. In particolare, è vivamente raccomandato il canto dei testi dell’Ordinario della Messa e delle acclamazioni. Per le parti del celebrante con le risposte e le acclamazioni dei fedeli si faccia riferimento alle melodie inserite nella presente edizione del Messale Romano. Per gli altri canti, ci si avvalga anzitutto di quelli che utilizzano i testi delle antifone, eventualmente con qualche opportuno adattamento, e gli altri testi inseriti nei libri liturgici. In luogo di essi, si possono usare altri canti adatti all’azione sacra, al momento e al carattere del giorno o del Tempo, purché siano approvati dalla Conferenza Episcopale nazionale o regionale o dall’Ordinario del luogo. A tal fine, si faccia preferibilmente riferimento al Repertorio Nazionale di canti per la liturgia, che ha ottenuto l’approvazione della Conferenza Episcopale Italiana (24 maggio 2007), e la recognitio della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti (20 maggio 2008) e che rimane aperto a nuove rielaborazioni. Per quanto riguarda il sostegno strumentale, si usi preferibilmente l’organo a canne o, con il consenso dell’Ordinario, sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altri strumenti che siano adatti all’uso sacro o che vi si possano adattare (cf. SC 120 ).
La musica registrata, sia strumentale sia vocale, non può essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di essa per la preparazione dell’assemblea. Si tenga presente, come norma, che nel canto liturgico deve risuonare la viva voce di ciascuna assemblea del popolo di Dio, la quale esprime nella celebrazione la propria fede.
3. Professione di fede (cf. OGMR 67)
Quando è prescritta la professione di fede, si potrà usare il Simbolo niceno-costantinopolitano o quello detto «degli apostoli», proclamando con diverse formule la stessa unica fede. Sarà il criterio dell’utilità pastorale a suggerire l’uso di questo secondo simbolo, che pure è patrimonio del popolo di Dio e appartiene alla veneranda tradizione della Chiesa romana. Esso richiama la professione di fede fatta nella celebrazione del Battesimo e si inserisce opportunamente nel Tempo di Quaresima e di Pasqua, nel contesto catecumenale e mistagogico dell’iniziazione cristiana.
Per una sua più facile memorizzazione, nella lettera e nel contenuto, è opportuno che il Simbolo apostolico sia usato per un periodo piuttosto prolungato.
4. Preghiera universale (cf. OGMR 69-71)
La Preghiera universale, o Preghiera dei fedeli, è prevista di norma nelle Messe domenicali e festive. Dato tuttavia il suo rilievo pastorale, poiché consente di porre in relazione la liturgia con la vita concreta della comunità e con il mondo intero, è opportuno prevederla anche nelle Messe feriali con la partecipazione del popolo. Perché la Preghiera universale sia veramente rispondente al suo spirito e alla sua struttura, si richiama l’esigenza di disporne precedentemente l’esatta formulazione e di rispettare la successione e la sobrietà delle intenzioni, tenendo presenti in particolare il momento liturgico, le emergenze ecclesiali e sociali, il suffragio dei defunti. Nelle Messe domenicali e festive si eviti di introdurre lunghe liste di nomi di defunti per i quali si offre il santo sacrificio.